Le differenze tra biologico e convenzionale

12 Dicembre 2019
2 minuti di lettura

Fino a 10 anni fa, i prodotti biologici rappresentavano solo una nicchia nel settore alimentare, mentre oggi, nonostante i prezzi elevati, questi riempiono il carrello degli italiani perché percepiti come più salubri, genuini, sicuri e, soprattutto, sostenibili. Ma esiste davvero un divario qualitativo riconosciuto a livello scientifico tra gli alimenti di origine biologica e quelli convenzionali? Il nuovo e-book prodotto dagli esperti Nutrimi fa chiarezza sul tema per favorire scelte alimentari sempre più informate e consapevoli. 

I VANTAGGI DI UNA SPESA BIOLOGICA

Produrre in modo biologico implica il rispetto di una serie di normative che possono influenzare positivamente la percezione che il consumatore ha dei prodotti biologici. 

E difatti, tanto per gli alimenti di origine animale che per quelli di origine vegetale, il divieto d’uso di pesticidi chimici rappresenta sicuramente un vantaggio per i prodotti di origine biologica, in cui si rilevano quasi sempre livelli di residui minori rispetto ai prodotti convenzionali (vedi infografica). Anche sul piano nutrizionale, secondo gli studi, alcune categorie di alimenti biologici possono presentare peculiarità: in particolare, per i prodotti di origine vegetale sono emersi contenuti più elevati di sostanze antiossidanti, quali polifenoli e vitamina C, mentre gli alimenti di origine animale sarebbero caratterizzati da un maggiore apporto in termini di acidi grassi polinsaturi e omega-3.  

BIOLOGICO È MEGLIO?

Nessun dubbio, quindi, che gli alimenti di origine biologica possano presentare alcuni vantaggi rispetto a quelli convenzionali. Tuttavia, è importate analizzarne la reale entità: “Le evidenze attualmente disponibili non sostengono in modo univoco la superiorità nutrizionale o organolettica degli alimenti e dei prodotti biologici”, ha dichiarato Giovanna Caccavelli, dietista del team Nutrimi e coordinatrice dell’indagine. “L’impatto delle lievi differenze in termini di nutrienti, infatti, può essere ritenuto marginale ed è ancora oggetto di studio.” 

Quanto alla maggiore sicurezza degli alimenti di origine biologica, dagli ultimi dati diffusi dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), emerge chiaramente che non tutte le categorie alimentari bio concorrono allo stesso modo a una spesa ‘priva’ di pesticidi. E se frutta e verdura biologica sono le categorie che presentano un sensibile vantaggio in termini di presenza minore di residui di pesticidi, questo vantaggio si va via via riducendo nei cereali, fino a diventare quasi inesistente negli alimenti di origine animale. 

Secondo gli esperti Nutrimi, che hanno valutato ai fini del dossier anche i controversi dati sulla sostenibilità ambientale del bio e quelli sulla presunta maggiore qualità organolettica, “non è possibile ad oggi formulare una raccomandazione scientificamente fondata a favore o contro l’adozione di un’alimentazione biologica. Piuttosto – continua la Dott.ssa Caccavelli – ai fini di una corretta alimentazione, è importante variare sempre le scelte e confrontare le etichette nutrizionali di prodotti simili, preferendo quelli dal minore apporto in zuccheri, grassi saturi e sale. È probabile, e ci ripromettiamo di verificarlo nel prossimo futuro con dei dati a supporto, che effettivamente la versione bio dello stesso prodotto sia anche quella “migliore” dal punto di vista nutrizionale perché, in un contesto di prodotto globalmente “healthy”, magari è formulata in modo più virtuoso e processata meno rispetto al convenzionale, con un impatto positivo di riflesso anche sui valori nutrizionali.

Questo chiaramente ha poco a che vedere con il metodo di produzione bio ed è più che altro riconducibile alla sfera del marketing, ma potrebbe aiutarci a fare luce sul binomio prodotto bio = migliore, inquadrando la preferenza per il biologico oltre la personale e rispettabilissima scelta etica.

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